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mercoledì 18 ottobre 2017

Ritratto di Papa Leone X de’Medici

Sono presentate ieri, 17 ottobre 2017, le prime ipotesi di restauro collegate alle indagini preliminari compiute sul dipinto di Raffaello Sanzio, Ritratto di Papa Leone X de’Medici con i cardinali Giulio de’Medici e Luigi de’Rossi

Un dipinto dotato di un’enorme fama sia per l’aura che ha circondato da subito il suo eccellentissimo autore, che per la capacità mimetica, sia dei tessuti che degli altri materiali presenti nella rappresentazione, non ultimi gli incarnati, sulla cui resa materica Giorgio Vasari nelle sue Vite si è dilungato con meritata enfasi ( “Fece in Roma un quadro di buona grandezza, nel quale ritrasse papa Leone, il cardinale Giulio de' Medici e il cardinale de' Rossi, nel quale si veggono non finte ma di rilievo tonde le figure: quivi è il veluto che ha il pelo, il domasco adosso a quel Papa che suona e lustra, le pelli della fodera morbide e vive, e gli ori e le sete contrafatti sì che non colori, ma oro e seta paiono; vi è un libro di cartapecora miniato, che più vivo si mostra che la vivacità, e un campanello d'argento lavorato, che non si può dire quanto è bello. Ma fra l'altre cose vi è una palla della seggiola brunita e d'oro, nella quale a guisa di specchio si ribattono, tanta è la sua chiarezza, i lumi de le finestre, le spalle del Papa et il rigirare delle stanze: e sono tutte queste cose condotte con tanta diligenza, che credasi pure e sicuramente che maestro nessuno di questo meglio non faccia né abbia a fare. La quale opera fu cagione che il Papa di premio grande lo rimunerò; e questo quadro si trova ancora in Fiorenza nella guardaroba del Duca”. ). 

Una gamma cromatica raffinatissima e un’attenzione al particolare andata in parte compromessa nella resa della superficie come conseguenza di tipici fenomeni di alterazione, ai quali ha contribuito la storia conservativa del dipinto. 

L’intervento che qui si presenta potrà avvalersi delle conoscenze tecniche e della professionalità che l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze è in grado di assicurare. Valutazione a pieno sottoscritta dal Direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, che soddisfatto commenta: "Nell'ambito della collaborazione tra le Gallerie degli Uffizi e l'Opificio delle Pietre Dure, e sulle orme del successo universale del restauro dell'Adorazione dei Magi di Leonardo da Vinci, ritornato al Museo nel marzo scorso, è ora il turno di un altro capolavoro. Per il ritratto di Leone X di Raffaello che verrà sottoposto ad una serie di analisi sofisticate e al restauro in previsione delle celebrazioni per il cinquecentenario della morte dell'artista nel 2020, non si può immaginare un'équipe più eccellente". 

Una reciprocità di visione confermata dal Soprintendente dell’importante centro di eccellenza fiorentino, Marco Ciatti: "L'Opificio delle Pietre Dure è lieto di poter proseguire nella collaborazione con gli Uffizi affrontando i problemi conservativi del Leone X. Ciò consentirà di conseguire, oltre al risanamento della materia, anche un ampliamento delle conoscenze sull'opera. Il progetto potrà avvalersi infatti del confronto con i dati tecnici derivanti dai numerosi restauri e studi su questo artista compiuti dal laboratorio a partire dalle dieci opere trattate per la mostra " Raffaello a Firenze" del 1984, seguite poi dai restauri alla Madonna del Baldacchino (1991), alla Madonna del Cardellino (2008), alla Muta (20015) e alla Madonna dell'Impannata, attualmente in mostra all’Albertina di Vienna, dopo l'intervento appena concluso."


Di seguito quel che prevede il restauro.

Il dipinto misura cm 155,2 x 118,9.
Il sistema di costruzione del tavolato prevede l’utilizzo di 5 assi, congiunte per incollaggio, e due traverse rastremate inserite secondo la stessa direzione, in due sedi predisposte.

Da alcune fessurazioni del colore che si trovano in corrispondenza delle giunzioni di alcune assi, a destra e nel centro del dipinto, è possibile ipotizzare che sia in atto una leggera forza di contrasto tra le traverse e le assi che costituiscono il piano del supporto ligneo. Questo dato sembrerebbe essere confermato anche dalla leggera incurvatura che presentano alcune assi, in particolare quelle si trovano agli estremi del dipinto. Per valutare al meglio le eventuali azioni di tipo meccanico che il supporto può esercitare sugli strati pittorici, sarebbe necessario un monitoraggio dei movimenti del legno ed una valutazione delle tensioni fra traverse e tavolato al fine di capire quanto l’invecchiamento dei materiali possa aver causato problemi interni alla stabilità degli strati.

Dalla radiografia non risulta la presenza di altri vincoli interni allo spessore del supporto (ranghette o cavicchi), né di una tela di ammannitura. Le assi sembrano di buona qualità, se si esclude la fiammatura di fibra visibile in quella di destra, che ospita la figura del Cardinal de’ Rossi, caratteristica morfologica del legno cui si possono imputare alcune delle tensioni che si sono ripercosse sugli strati pittorici in quella area.

Gli strati pittorici nel loro insieme, non presentano problemi conservativi: la preparazione è ben adesa al supporto e il colore alla preparazione. Sono però presenti rimarcature da sollevamenti e contrazioni lungo le giunzioni delle assi e, soprattutto, in alcune zone, si rilevano dei sollevamenti di colore la cui natura pare non dipendere dai movimenti del supporto. Questi si presentano sotto forma di scaglie rialzate che richiedono un intervento di restauro da programmarsi entro breve tempo.                   

Per quanto riguarda l’aspetto generale dell’opera, questo risulta offuscato dall’alterazione della vernice, risalente all’ultimo intervento di restauro. Come più volte osservato in casi di questo generale, l’ossidazione comporta un cambiamento dell’indice di rifrazione della luce e, di conseguenza, un appiattimento generalizzato della visione. Si perdono le modulazioni fra ombre e luci e i rilievi determinati da queste, si appiattiscono. Questo risulta particolarmente evidente nelle aree di massima luce del dipinto e in corrispondenza a tutti i virtuosismi di mimesi dei materiali già descritti da Vasari, che, innegabilmente, adesso sono difficilmente percepibili se non in una declinazione disegnativa.